ed eccoci qui, approdati dopo un viaggio lungo e privo di sonno in terra d’Oriente, con una voglia di vedere e conoscere tutto quello che la città di Shanghai ha da offrirci.
Io, Cecilia, Daniela, Luca e Manuele appena arrivati sfruttiamo la mezza giornata libera per visitare Nanjing Road, la zona più turistica della città. Tra giganteschi centri commerciali multipiano e negozi di moda internazionale spuntano attività molto più piccole e tradizionali, mercati che vendono di tutto e di più e bettole in stile action movie che ci fanno respirare un’atmosfera particolare e assolutamente unica.
Dopo aver riincontrato la nostra amica Adriana Chen, vecchia conoscenza del Festival della Scienza che ci aiuterà come interprete durante la nostra permanenza e dopo una cena pantgruelica, ci dirigiamo verso il Bund, ovvero la banchina lungo il fiume Huangpu, che offre una fantastica visione notturna dello skyline della città.
Le guide turistiche e le agenzie di viaggio, parlandovi di quest’area, vi mostreranno immagini di questo genere:
ma a mio avviso una foto più realistica è questa:
sul Bund ci tocca fare la coda (!) per arrivare alla balaustra e fare qualche foto senza turisti di mezzo, e stiamo parlando delle rive di un fiume!
Shanghai è una città commerciale, in tutto e per tutto, sviluppatasi a dismisura grazie ad una forte influenza dell’Occidente, e questo lo si può notare soprattutto dall’architettura: tutte le costruzioni e i palazzi incontrati finora hanno tipiche caratteristiche occidentali e in particolare anglosassoni, e anche lo stile tradizionale di Shanghai (e qui parlo da ignorante assoluto dell’argomento) a me personalmente ricorda parecchio l’Art Nouveau di inizio secolo scorso.
I fatti però danno ragione alla città: oltre al successo commerciale (il porto è uno dei più trafficati al mondo) e turistico, Shanghai sta diventando una delle città più importanti non solo della Cina, ma del mondo intero: con i suoi 23 milioni di abitanti e gli oltre 30 dell’agglomerato urbano, la ‘Parigi d’Oriente’ sta diventando un centro nevralgico, fondamentale per qualunque straniero che voglia in qualche modo interagire con i commerci e i traffici del continente asiatico.
E il mangiare? Beh, pur non avendo deciso di andarci piano, il primo giorno è stato ‘di ricognizione’: abbiamo visitato alcuni mercati tradizionali in cui non abbiamo trovato così tante stranezze, a parte un paio di frutti sconosciuti, delle meduse surgelate e qualche poco invitante muso di porco:
ciononostante, all’ora di pranzo abbiamo notato come i cuochi del simil fast-food in cui abbiamo mangiato fossero notevoli amanti della Nouvelle Cuisine, sempre alla ricerca di novità da avere tra le mani (o anche tra le dita, o meglio sotto le unghie):
e come non mancassero di esplorare nuovi mondi gastronomici, alla ricerca di sempre più sfiziosi e raffinati ingredienti per le loro pietanze:
ma non bisogna concentrarsi troppo sul mangiare: domani incontreremo i futuri animatori di Agorà, e dovremo presentargli la mostra, raccontare le nostre esperienze personali e fargli vedere di che pasta son fatti gli animatori scientifici italiani: ci sarà da divertirsi, e di sicuro le sorprese non mancheranno!
zaijian,
fonso
che meraviglia! la foto del maiale e’ veramente emblematica di tutti i nostri viaggi in Cina 😉
e’ come essere li’ con voi!
un abbraccio grandissimo e W Agora’ !
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dai, non si mangia coì male in Cina. Io mi sono trovato bene.
salutami Adriana!
Alf
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Credo che in 6 mesi riuscirai a tornare con una mostra fotografica già in tasca… sembra di essere lì!!
Sono curiosa di sentire il prossimo racconto…
Irene
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Ottimo inizio direi!
Guardando le foto e leggendo i commenti sento una forte sensazione di deja vù.
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…si, si, anche io attendo il prossimo racconto!
ciao, Giò
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grande Alf! splendide foto, sembrano quelle di un film!! 🙂
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