ffffffffaaaasssst!!!!

Qui corrono tutti: gli aerei, le macchine e in particolare i tassisti, i motorini contromano, le bici e i tricicli stracarichi di roba, le cameriere che ti tolgono il piatto un nanosecondo dopo che hai finito, i treni che vanno a oltre 400 Km/h e partono pure in orario perfetto (vedi in fondo), le persone che lavorano, le mamme con i bambini, tutti quanti.
Nel giro di un anno o due spuntano nuovi grattacieli alti centinaia di metri, nuove aziende nascono e si sviluppano anche in meno e non c’è tempo di voltarsi che dalla Cina arriva qualche nuova ed incredibile novità nel campo della tecnologia, dell’ingegneria, dell’architettura o della moda.
Eppure questa frenesia va a sbattere pesantemente con un passato che invece era strettamente legato a ritmi ben diversi, più blandi, riflessivi e serafici. E’ così in buona parte del vecchio mondo, ma va detto che qui queste differenze sono anche più esasperate.

In questi giorni ci siamo trasferiti al Jing’ An District di Shanghai, noto soprattutto per un tempio buddista del III Secolo d.C. che ormai è circondato su tutti i lati da grattacieli e centri commerciali. Nel giro di pochissimi metri si possono vedere queste due facce della Cina che sembrano convivere senza grossi problemi.

    

Ciononostante l’atmosfera è davvero strana, particolare. Shanghai così com’è oggi è sostanzialmente un’invenzione degli occidentali, eppure sembra che le antiche tradizioni del passato alberghino in ogni vicolo, in ogni anfratto, in ogni stradina.

Ed è così che spesso si può incappare in alcune splendide tea houses

in cui, oltre ad avere l’opportunità di gustare varietà di té che dalle nostre parti probabilmente non arriveranno mai, si può avere per un modesto sovrapprezzo anche una spiegazione dettagliata di tutti i gesti da conoscere e seguire per rispettare appieno l’antico rito della sua degustazione.

 

Un’altra antica tradizione è quella della calligrafia, ed è così che il passato degli antichi scrittoi e dei pennelli per ideogrammi

si va a fondere con la novità dell’oggetto regalo da centro commerciale, spesso adatto ad essere rifilato a turisti curiosi e spendaccioni che probabilmente non useranno mai.
Anche i parchi sono circondati da grattacieli e fermate della metro, eppure al loro interno si può nuovamente respirare aria di passato, con i pensionati che giocano a carte o giochi da tavolo, spesso circondati da ben più numerosi osservatori.

Anche alcuni giorni fa ad Hangzhou abbiamo visitato anche una serie di strade tutte dedicate al commercio della seta, non a caso definita la Silk City in cui ad un mercato di stoffe e abiti molto ma molto moderno si potevano associare alcune immagini dal vago gusto retrò:

 

Ma torniamo a noi: prima di partire per Jing’ An ho salutato i miei compagni d’avventura italiani rientrati in madrepatria, e, in qualità di ultimo rimasto della spedizione tricolore in terra d’Oriente, ho presenziato alla cerimonia di chiusura (con annesso concerto) del Pudong Science & Art Exhibition, presentato nientemeno che al bellissimo Oriental Art center

 

e, udite udite, Agorà ha vinto un premio: “Science & Art Education Excellence Award“!!!

Ovviamente non ho potuto autofotografarmi quando sono salito sul palco a ritirare il premio in rappresentanza dei veri artefici di Agorà, ma ho recuperato all’uscita: eccomi qui in compagnia delle mie guardie del corpo che mi difendono dalla calca di fans:

Da domani si ricomincia col lavoro: l’inaugurazione a Jing’ An è venerdì, il tempo stringe e non ci si può addormentare sugli allori!

ps: visto che siamo in tema di velocità, per chi mi avesse chiesto com’è viaggiare sul MagLev a oltre 400 Km/h, beh, ecco com’è:


Zaijian,

fonso

Hangzhou & her romances

Trasferimento ad Hangzhou, capitale della regione dello Zhejiang che ha visto il suo massimo splendore alcuni secoli orsono, alla volta del Science museum e di tutto quanto di interessante c’è da visitare nella città.
Qusta ‘cittadina’ conta circa 3,9 milioni di abitanti (ma scommetto che saranno già diventati 4 prima che abbiate finito di leggere questo post), una vasta area urbana e alcune meraviglie naturali che meritano di essere visitate e raccontate.

Tra tutte primeggia il lago occidentale (Xi Hu), circondato da pagode, templi e costruzioni che con le loro luci rendono la visita incantevole soprattutto di sera.

Salendo a bordo di una barca appena un pò vistosa e appariscente

e accompagnati dall’affascinante musica tradizionale di due altrettanto affascinanti suonatrici

facciamo un giro completo del piccolo lago, raccogliendo un pò di foto e segnando la location come tra le più belle viste finora.

Ma perché siamo qui? In realtà non per turismo ma per lavoro: dobbiamo recarci al Science Museum per parlare a circa 70 dipendenti della Zhejiang Association for Science & Technology, spiegare loro cos’è un animatore scientifico, come si guadagna la pagnotta e soprattutto come lavora.

Dopo un piccolo disguido, ovvero l’aver scoperto di avere un cognome tutto nuovo

non faccio a tempo a ‘mugugnare’ che già è stato corretto con mille scuse. Possiamo cominciare, e riusciamo a ottenere un gran coinvolgimento da parte dei presenti, che hanno capito che l’elemento fondamentale per essere dei bravi animatori scientifici è innanzitutto divertirsi.

 

La mattina dopo ci rechiamo nell’area storica di Lingyin, non lontana da Hangzhou, dove si può trovare un bellissimo tempio buddista fondato nel IV secolo d.C. da un monaco giunto in queste terre fin dalla lontana India.

   

Occorre fare una levataccia: è domenica e i moltissimi credenti affolleranno in poche ore il tempio e sarà molto più difficile muoversi tra le diverse costruzioni che fanno parte del complesso. La sveglia è prima delle 7 e arriviamo a Lingyin poco dopo le 8.

 

Tra le meraviglie al suo interno primeggia una bellissima statua di Buddha alta circa 26 m,

 

e dietro ad essa un enorme altorilievo in legno che narra la storia della bodhisattva della Misericordia Guanyin.

Vi sono poi altri aspetti più caratteristici e pittoreschi come i fedeli che cercano di ‘imboccare’ la fontana del dragone con alcune monetine sperando sia di buon auspicio,

o un bassorilievo con alcuni ideogrammi su aspetti della vita (fortuna, successo, coraggio, etc) ‘ripuliti’ da migliaia di mani che ogni giorno li toccano nella speranza di ottenere quanto su essi è rappresentato.

Un’altra grande attrattiva di Hangzhou è una sorta di parco tematico denominato ‘Song Dynasty‘ e dedicato all’omonima dinastia che ha dominato la Cina circa 1000 anni fa, e lo spettacolo musicale intitolato ‘A love of  thousand Years‘.

   

Nessuno ci aveva preparato a vedere qualcosa di così esagerato e imprevedibile: un’audience entusiasta di migliaia e migliaia di persone, una platea mobile in grado di aprirsi a metà per far spazio a ballerini e cantanti, danzatrici volanti, palchi secondari sui lati, cannoni e cavalli autentici sul palco, laghi e perfino cascate d’acqua, e un’esplosione di luci, balli, colori e musica mai vista in uno spettacolo occidentale, forse neanche a Broadway.

   

Nonostante la magniloquenza e – forse – l’ingenuità di alcuni aspetti visivi lo spettacolo è veramente unico nel suo genere e ci lascia senza fiato dall’inizio alla fine di un’ora intensissima.

In fondo nonostante tutte le esagerazioni la Cina è anche questo, e ci piace così.

Zaijian,

fonso

Agorà: pronti, ai posti, via!

Gli ultimi ritocchi agli exhibit sono fatti, gli animatori sono pronti, l’abito è quello delle occasioni che contano e il pubblico è numeroso: eccoci pronti alla cerimonia di apertura dello Shanghai International  Art & Technology Exhibition, e di conseguenza anche all’inaugurazione di Agorà.

Dopo alcuni discorsi introduttivi delle autorità presenti ci rechiamo in tutta fretta allo spazio dedicato alla nostra mostra interattiva, per verificare che tutto sia perfettamente a posto e funzionante.

La fiumana di gente che entra con noi ci lascia appena il tempo di sistemare gli ultimi dettagli e salutare e immortalare il nostro staff di animatori, sono o non sono stupendi?!

Ed eccoci pronti a partire. Agorà parla di Archimede e degli altri grandi scienziati della Magna Grecia, e sostanzialmente di come le basi della nostra cultura occidentale siano strettamente legate a questi grandi pensatori. I loro esperimenti e teoremi più famosi sono ricreati con bellissimi exhibit in legno con decorazioni blu mare, e  anche la spirale del logo è legata sia ai classici capitelli ionici dell’architettura greca che agli studi matematici sulle spirali fatti dai grandi matematici dell’antichità, di cui Archimede è una delle figure di massimo spicco. Dei contenuti della mostra parlerò per bene in seguito, in ogni caso sin da adesso spero che questa mostra permetta un confronto tra la cultura del mondo occidentale e quella cinese sulle grandi scoperte della scienza e della matematica.

     

Per una volta, è il pubblico più giovane a sembrare perplesso di fronte alla scienza, ma col tempo anche le nuove generazioni si renderanno conto della sua importanza.

 

Dopo questo ottimo inizio non c’è tempo di riposare un attimo che subito ci si affretta a presenziare ad un altro importantissimo evento, la cerimonia di firma dell’accordo per la Shanghai Academy of Scientific Explainers, con tanto di discorsi di rito, strette di mano, firma ufficiale e brindisi

 

e, finalmente, una bella foto dello staff al completo:

Il tempo corre ed è già il momento di recarsi in stazione alla volta di Hangzhou, dove ci aspettano altre cerimonie e corsi di formazione, gite in barca, spettacoli teatrali e visite ai templi buddisti, ma questa è un’altra storia di cui parleremo a breve!

Zaijian,

fonso

Old town, new stuff

La città vecchia di Shanghai ha un sapore un particolare: se da un lato fa piacere vedere finalmente un pò di architettura tradizionale in mezzo ad una città completamente occidentalizzata, dall’altro fa impressione notare come il turismo di massa l’abbia resa una specie di parco giochi per i visitatori stranieri, che si dedicano allo sport preferito della categoria, ovvero lo shopping.

 

Ed ecco allora che in mezzo a palazzi storici (probabilmente non proprio originali, o restaurati dalla prima all’ultima asse di legno) si possono trovare centinaia di negozi in grado di proporre al visitatore dai più grandi classici della tradizione cinese, come bacchette, incensi, vestiti e borse, per passare a negozi inediti dalle nostre parti, come il venditore di pettini

o lo store specializzato in action figures, per la gioia di voialtri nerds terminali:

Ovviamente nei negozi più generalisti si può trovare il classico oggettino che ‘noncifaccionientemacostatalmentepocochequasiquasi’, solo che qui c’è un’abbondanza quasi ridicola:

   

In certi ristoranti persino i cuochi, alla apparenza indaffarati e incuranti dei visitatori,

sono in realtà messi anche loro in vetrina! Mai perdere un’occasione di fare business…

L’architettura tradizionale di Shanghai, caratterizzata dalle basse case dai mattoni rossi, si può trovare poco più a sud del centro storico, a Taikang road. Sebbene sia ben nascosta e difficile da trovare per un forestiero, questa via, insieme a tutti i vicoli e vicoletti che la circondano, è tra le mete preferite dai turisti stranieri desiderosi di fare acquisti. Anche qui si possono trovare gadgets di ogni tipo, ma, ancora una volta, principalmente moderni.

   

E allora dove è possibile trovare qualche autentica antichità, magari non proprio preziosa, ma che perlomeno dia l’idea di essere qualche cosa di unico e non replicato in migliaia e migliaia di copie? Con un po’ di fortuna (o meglio ancora conoscenze locali) è possibile trovare qualche vecchio mercatino dell’usato in tutto e per tutto simile a quelle fiere dell’antiquariato che ogni tanto vengono fatte nei centri storici delle città italiane. Magari la qualità non è sempre altissima, ma perlomeno è possibile trovare oggetti realmente antichi e a volte anche qualche autentica chicca. Io sono riuscito a scovarne uno nell’antica Dongtai Road dove, in mezzo a varie cianfrusaglie e chincaglierie, è possibile trovare anche qualche oggetto realmente interessante, alcuni manifesti d’epoca molto belli e qualche opera d’arte vera e propria, provenienti direttamente da un mondo che ormai non esiste più.

     

Agorà, dal canto suo, sta procedendo alla grande: pochissimi intoppi tecnici nella realizzazione, una ultima spiegazione di ripasso al nostro staff di animatori (che, come abbiamo visto, sono molto promettenti), e siamo pronti per tagliare il nastro!

        

Zaijian,

fonso

Manette, cavatappi & serpenti

E così eccoci alle prese con i nostri nuovi animatori, giovani, di belle speranze e soprattutto cinesi!

I dubbi sulle capacità di interagire e comunicare si sono dissipati ben presto, grazie ad un pò di giochi per rompere il ghiaccio e superare la timidezza. Non potevano mancare le classicissime manette, intramontabile evergreen di Matefitness:

 

Tutti i dubbi sono presto svaniti: i ragazzi sono svegli, intelligenti e capaci, e con un talento nel risolvere enigmi e indovinelli matematici in alcuni casi impressionante.

Una certa timidezza di fondo -probabilmente legata ad una differente educazione- è andata via via scomparendo: tra le varie attività ho proposto una narrazione a ‘tre tappe’ della favola dei tre porcellini: prima mimata, poi disegnata e infine raccontata da tre ragazzi ignari del passaggio precedente: sebbene la storiella dei tre maialini fratelli si sia tramutata in una divertentissima ‘crime story‘ (c’è anche un video, forse più in là apparirà anche su questi schermi), i nostri animatori in erba hanno dimostrato simpatia e grandi capacità comunicative: Agorà è in buone mani!

Parliamo d’altro, ovvero del Shanghai World Financial Center, o, per gli amici, del Cavatappi:

 

Questo simpatico oggettino di quasi 500 m di altezza che domina la città è attualmente il più alto grattacielo della Cina, e uno dei più alti del mondo. Ciononostante, il suo primato durerà poco visto che attualmente è in costruzione proprio al suo fianco una struttura che lo supererà di 100 metri ed oltre. In ogni caso siamo saliti sulla sua cima per gustarci un pò il panorama e fare una cena raffinata e a costo irrisorio (almeno per noi occidentali), mentre godevamo di questa vista:

Non malaccio tutto sommato.

Alla lista di prelibatezze gastronomiche invece cominciano ad aggiungersi delle curiosità, a partire dagli uccellini allo spiedo, venduti agli angoli delle strade

per proseguire col serpente, che abbiamo gustato in un ristorante lussuosissimo (ma come al solito per noi occidentali alla nostra portata!) che ci è stato mostrato prima vivo e insacchettato per verificare fosse di nostro gradimento:

mettiamola cosi: una volta che è finito nel piatto lo abbiamo gradito di più. E’ una sorta di carne bianca gustosa e adatta per ricette ben speziate.

Invece la puzzolentissima e gommosissima cistifellea del serpente, messa su un piattino a parte, ha scoraggiato anche i più coraggiosi della spedizione ed è rimasta lì dov’era.

Il piattino rosso a fianco è invece il sangue del serpente misto ad alcool… lo ho provato e non era malaccio, una specie di Bloody Mary un po’ più esotico!

Ma non è più tempo di mangiare, dopo la formazione dei ragazzi bisogna pensare ai materiali pratici: il montaggio degli exhibit e l’allestimento della mostra. In dirittura d’arrivo un report completo!

zaijian,

fonso

Shanghai: si comincia!

ed eccoci qui, approdati dopo un viaggio lungo e privo di sonno in terra d’Oriente, con una voglia di vedere e conoscere tutto quello che la città di Shanghai ha da offrirci.

Io, Cecilia, Daniela, Luca e Manuele appena arrivati sfruttiamo la mezza giornata libera per visitare Nanjing Road, la zona più turistica della città. Tra giganteschi centri commerciali multipiano e negozi di moda internazionale spuntano attività molto più piccole e tradizionali, mercati che vendono di tutto e di più e bettole in stile action movie che ci fanno respirare un’atmosfera particolare e assolutamente unica.

Dopo aver riincontrato la nostra amica Adriana Chen, vecchia conoscenza del Festival della Scienza che ci aiuterà come interprete durante la nostra permanenza e dopo una cena pantgruelica, ci dirigiamo verso il Bund, ovvero la banchina lungo il fiume Huangpu, che offre una fantastica visione notturna dello skyline della città.

Le guide turistiche e le agenzie di viaggio, parlandovi di quest’area, vi mostreranno immagini di questo genere:

ma a mio avviso una foto più realistica è questa:

sul Bund ci tocca fare la coda (!) per arrivare alla balaustra e fare qualche foto senza turisti di mezzo, e stiamo parlando delle rive di un fiume!

Shanghai è una città commerciale, in tutto e per tutto, sviluppatasi a dismisura grazie ad una forte influenza dell’Occidente, e questo lo si può notare soprattutto dall’architettura: tutte le costruzioni e i palazzi incontrati finora hanno tipiche caratteristiche occidentali e in particolare anglosassoni, e anche lo stile tradizionale di Shanghai (e qui parlo da ignorante assoluto dell’argomento) a me personalmente ricorda parecchio l’Art Nouveau di inizio secolo scorso.

I fatti però danno ragione alla città: oltre al successo commerciale (il porto è uno dei più trafficati al mondo) e turistico, Shanghai sta diventando una delle città più importanti non solo della Cina, ma del mondo intero: con i suoi 23 milioni di abitanti e gli oltre 30 dell’agglomerato urbano, la ‘Parigi d’Oriente’  sta diventando un centro nevralgico, fondamentale per qualunque straniero che voglia in qualche modo interagire con i commerci e i traffici del continente asiatico.

E il mangiare? Beh, pur non avendo deciso di andarci piano, il primo giorno è stato ‘di ricognizione’: abbiamo visitato alcuni mercati tradizionali in cui non abbiamo trovato così tante stranezze, a parte un paio di frutti sconosciuti, delle meduse surgelate e qualche poco invitante muso di porco:

ciononostante, all’ora di pranzo abbiamo notato come i cuochi del simil fast-food in cui abbiamo mangiato fossero notevoli amanti della Nouvelle Cuisine, sempre alla ricerca di novità da avere tra le mani (o anche tra le dita, o meglio sotto le unghie):

e come non mancassero di esplorare nuovi mondi gastronomici, alla ricerca di sempre più sfiziosi e raffinati ingredienti per le loro pietanze:

ma non bisogna concentrarsi troppo sul mangiare: domani incontreremo i futuri animatori di Agorà, e dovremo presentargli la mostra, raccontare le nostre esperienze personali e fargli vedere di che pasta son fatti gli animatori scientifici italiani: ci sarà da divertirsi, e di sicuro le sorprese non mancheranno!

zaijian,

fonso

Si fa la valigia!

Bene, primo post per rompere il ghiaccio.

Questo blog sarà il mio personale diario di viaggio in terra d’oriente, al seguito della mostra Agorà, dedicata ad Archimede e agli altri grandi scienziati della Magna Grecia, in occasione del suo tour in alcune città cinesi.

Per quanto possa sembrare strampalato esportare la cultura occidentale antica in un paese lontano (anche culturalmente) come la Cina, credo che un evento del genere ci permetterà di comprendere tanti aspetti di questo paese affascinante.

Il viaggio durerà circa cinque mesi e mezzo, partirà da Shanghai, con inaugurazione ufficiale della mostra il 13 maggio, e terminerà intorno al 10 ottobre.

Premesso che non so ancora bene cosa aspettarmi da questa avventura, su queste pagine avrete un aggiornamento tappa per tappa sul viaggio e  sui posti che visiterò, con filmati, foto, racconti e tutto quanto mi frullerà per la testa di scrivere, dato che sono sicuro gli spunti non mancheranno.

Mi auguro che vi divertiate nella lettura. Modestia a parte presumo di sì, visto che tra gli argomenti che intendo trattare ci saranno alcune risposte fondamentali alle domande che tutti gli occidentali si fanno quando pensano alla Cina:

-come si vive lì?

-ma i Cinesi sono davvero così tanti?

-i bagarozzi sono buoni da mangiare?

-come si dice ‘dov’è la toilette’ in Mandarino?

Il giorno della partenza si avvicina e, essendo in piena fase di preparativi, vi segnalo che questo sarà il mio primo e ultimo post genovese, almeno fino all’autunno.

Ora vi saluto e comincio a preparare la valigia con il minimo indispensabile  che sono solito portarmi dietro.